Se qualcuno vi dice che il trekking sull’Annapurna, in Nepal e’ facile vi sta raccontando balle. Anche per chi e’ mediamente allenato questo percorso che si snoda tra villaggi Gurung e Newari e’ talmente impegnativo che qualche volta ti viene da piangere: si scalano per ore gradini di pietra senza vederne la fine, almeno la meta’ del percorso e’ fatto di scale che scendono e salgono ovunque. Sei talmente concetrato che non hai neppure il tempo di guardarti attrono. Certo non e’ un trekking impossibile, nessuno tra i trekkers che abbiamo incontrato e’ tornato indietro, se non per motivi meterologici, ma questa scalata (nel senso delle scale) diventa quasi un percorso mistico, il piacere di raggiungere una meta per il gusto di raggiungerla e soprattutto per mettere alla prova se stessi e la propria resistenza fisica e mentale.
La guida diventa fondamentale quasi un personal trainer che ti consiglia la respirazione e il tempi giusti per raggiungere la meta in sicurezza: Parshu ci ha guidati per questo percorso con pazienza, dandoci i consigli giusti al momento giusto, insieme al poratore Hari custode dei nostri zaini.
Il Nepal e’ il posto giusto per mettersi alla prova: abbiamo incontrato una ragazza tedesca, Petra che viaggiava da sola, accompagnata solo dalla guida e dallo sherpa ed era in partenza per il campo base dell’Everest a 5.400 metri, un viaggio a piedi di 15 giorni. Un gruppo di danesi non piu’ giovanissimi, invece, ha scelto la mountanbike per percorrere parte del circuito dell’Annapurna passando per il parco nazionale di Chitwan. Insomma ognuno sceglie il mezzo che gli e’ piu’ congeniale per avvincinarsi il piu’ possibile al tetto del mondo.
Un saliscendi di scalini infiniti
Il nostro trekking inizia da Naya Pul un paesino a un’ora e mezza di macchina da Pokara, il centro nevralgico da dove partono tutti i trekking per l’Annapurna. Inizialmente il nostro piano era di raggiungere il santuario dell’Annapurna, ma una valaga ha bloccato la strada da giorni e un gruppo di tedeschi e’ strato costretto a tornare indietro. Abbiamo cosi’ deviato su un percorso alternativo, ma non meno impegnativo verso Poon Hill.
Per iniziare in scioltezza il primo giorno ci siamo sparati un dislivello di 950 metri in 5 ore di cammino attraverso villaggi e case da te’ dove fermarsi a rifocillarsi.
Una conoscenza che diventera’ comune lungo tutto il percorso sono le carovane di muli che trasportano le merci per rifornire i villaggi di montagna. Sembra impossibile pensare che questi siano gli unici mezzi di trasporto che collegano i paesi a valle con la montagna. L’unica alternativa sono i portatori che si caricano sulle spalle di tutto comprese le valige dei turisti. Qui il tempo si e’ fermato e non sembra destinato a cambiare molto in fretta. Stanno costruendo strade che collegano alcuni centri da dove partono i trekking piu’ famosi, in alcuni casi si puo’ arrivare in aereo dal punto di inizio del viaggio, ma la montagna per ora resta inviolata perche’ e’ sacra e non bisogna irritarla altrimenti puo’ scatenare l’inferno. C’e’ un grande rispetto per le grandi cime che dominano il Nepal e lo proteggono.
Impariamo a conoscere paesi dai nomi impronunciabili Birethani, Ramgai, Sudame, Hille, Tikeduhunga. Quando pensiamo di essere arrivati davanti a noi si erige una scalinata interminabile per raggiungere Ulleri a 2020 metri di altitudine, un’ora e mezzo di scalini di cui non si vede la fine. Quando arriviamo ci rendiamo conto che lo sforzo e’ stato ripagato: il tramonto e’ mozzafiato con vista sull’Annapurna South (7.465 mt), Hinchuli (6.400 mt) e il Machhapuchhare che signfica coda di pesce per la forma a doppio triangolo. Guardare dalla cima la lunghissima scalinata da’ una certa soddisfazione pensando allo sforzo e al sudore che e’ costata.
La guest house di Ulleri dove si passer la notte e’ spartanissima ma nei bagni comuni c’e’ l’acqua calda, una condizione non sempre scontata. Scordatevi wifi e caricare il cellulare e’ una impresa difficile a volte impossibile. L’acqua per diventare potabile viene purificata ogni mattina nelle bottiglie con pillole di iodio: vietato bere quella dei ribinetti anche per lavarsi i denti. Si dorme nel sacco-lenzuolo con le coperte messe a disposizione dalla guest house. I letti sono terribili: in Nepal non esistono i materassi e si dorme su assi di legno. I primi giorni e’ stato terribile, durissimi poi ci si abitua. La stanchezza e’ tale che il sonno prende il sopravvento su tutto il resto.
Il menu della casa e’ lo stesso che troveremo in tutto il percorso ed e’ stato approvato dalle autorita’ del parco: tutto cio’ ha un senso se si pensa che per rifornire le guest house lungo il percorso ci sono soltanto i muli, quindi meglio che gli approvvigionamenti siano uguali per tutti.
Impariamo a conoscere la specialita’ locale che presto diventera’ un simbolo del viaggio, il Dal Bhat un piatto unico fatto di riso bollito bianco immancabile, brodo di lentecchie, patate, spinaci, salsa piccante e per chi non e’ vegetariano pollo o montone. Vietato per motivi di culto il manzo. Tutti gli ingredienti vengono mescolati insieme per diventare un pappone che i locali mangiano con le mani e diluito con il bordo di lenticchie. Ci sono tutti gli ingredienti utili per reggere il freddo della montagna e lo sforzo fisico. Un piatto indimenticabile che ci accompagnera’ per tutto il trekking.
Verso le cime piu’ alte del mondo
La mattina successiva sveglia alle 6:30 colazione all’aperto di fronte alle montagne piu’ alte del mondo, poi si riparte. Obiettivo Ghorepani da dove raggiungeremo il giorno sucessivo Poon Hill la vetta piu’ alta del nostro percoso.
Ancora scalini ancora salite in mezzo alla foresta di rododendri, laligurans in nepalese: questa e’ la stagione della fiorura del fiore simbolo nazionale, dalle sfumatore che vanno dal rosso accesso, passando per il rosa al bianco. Naturalmente e’ vietato raccoglierlo ed e’ venerato al punto che se un albero cade viene lasciato a terra senza toccarlo. Una foresta meravigliosa di tutti i colori da sempre inviolata. Il fiore ha anche propieta’ terapeutiche: viene essicato e utilizzato per disturbi allo stomaco.
Anche questa mattina il trekk non scerza: da Ulleri a 2020 metri passando per Naya Pani (2410 mt) arriviamo a Ghorepani, ma nel frattempo il tempo e’ cambiato e il cielo e’ cupo, non promettendo nulla di buono. Impossibile vedere le montagne perche” e’ tutto coperto. Mannaggia se rimane cosi’ si rischia di non vedere nulla.
Ci rifugiamo nella hall della guest hiuse, scordatevi il riscaldamento, tutti intorno a una stufa a legna dove scaldarsi: sopra alla stufa un filo per fare asciugare asciugamani e indumenti bagnati. E’ tutto. Le stanze sono comunque accoglienti, standard da montagna, bagno comune ma con l’acqua calda. La corrente va e viene e quindi ci facciamo luce con le torce a batteria quando funzionano
Si mangia presto e poi tutti a giocare a carte, guide e portatori compresi, scaldandosi a suon di rum e di te’ al ginger che fa un caldo pazzesco, chi lo avrebbe detto. Ci prepariamo al giorno successivo il piu’ affascinante perche’ andremo a vedere l’alba a Poon Hill a 3210 metri di fronte alla catena dell’Himalaya, il cui nome significa la casa della neve.
Alzarsi alle 5:20 non e’ facile di per se’ e mettersi subito in movimento e salire gradini per un chilometro e mezzo, per quasi un’ora, e’ una impresa quasi impossibile.
Quando usciamo e’ ancora buio, i primi minuti sono duri, manca il fiato e ci facciamo luce con le torce e le pile frontali. Abbigliamento da alta montagna (pantaloni da sci, berretto di lana comprato in loco, guanti, pile, calza a maglia termica) che porteremo soltanto questo giorno, ma che occupa la maggior parte dello zaino. A meta’ tragitto una pausa per rifocillarsi ma e’ meglio partire subito perche’ sta gia’ albeggiando.
Arriviamo giusto in tempo per goderci lo spettacolo, ovviamente la folla toglie un po’ dell’esclusivita’ del luogo ma lo spettacolo e’ garantito: a scaldarci una tazza di te’ appena fatto, in queste condizioni ci vuole proprio. Man mano che sale il sole si distinguono le cime dell’Annapurna: dal Dhaulaghiri (8193 mt) la settima cima del mondo e la prima del Nepal tra quelle complamente collocate sul territorio del paese.
Uno dei suoi campi base e’ dedicato all’Italia. E’ una delle cime piu’ pericolose da scalare e ogni anno vi lasciano la vita dai due ai tre scalatori. In Nepal ci sono le piu’ alte cime del mondo: la piu’ alta e’ l’Everest con i suoi 8848 mt, 2) K2 in Tibet, 3) Kanchenjunga in Nepal, 4) il Nanga Parbat in Pakistan poi dalla sesta all’11 cima tutte si trovano in Nepal. E qui davanti a noi ce n’e’ un folto gruppo del range dell’Annapurna: Annapurna South (7219 mt), Hinchuli (6441 mt) che significa cima coperta di neve, Fish Tail (6990 mt), Annapurna III (7555 mt) Annapurna IV (7919 mt), Annapurna II (7939 mt) Lanjung (6945 mt). Tra le cime meno famose che fanno da contorno Gurja peak (5950 mt), Tukuche peak, Dhampus peak e Nigiri Peak.
La giornata e’ fantastica, cielo terso, sembra impossibile che ieri nevicasse. La discesa e’ molto piu’ veloce e arrivati alla nostra guest house facciamo colazione sul terrazzo davanti alle montagne. Dispiace ripartire perche’ da adesso in poi inizia la discesa. Dopo questi sforzi siamo cosi’ allenati che potremmo andare ovunque.
La neve di ieri ha comunque lasciato il segno. Tutto il tragitto e’ un continuo sali e scendi sulla neve fresca, a volte un piacere altre meno. Il punto piu’ alto lo raggiungiamo a Dheurali Pass (3232 mt) piu’ alto di Poon Hill. Da questo momento e’ tutta discesa non facile perche’ sulla neve si rischia di scivolare, ma conferisce un fascino unico alla giornata. Non e’ facile per nessuno neppure per i muli che non si fermano nonostante le condizioni proibitive.
Si passa per Ban Thanti (3180 mt), Liuli Kharka (2.680 mt) fino a Tarapani (2.630 mt) dove alloggiamo in una guest house terribile Panorama guest house dove di panoramico non ha nulla e fa solo un gran freddo. Quando arriviamo facciamo un conto delle ore di cammino: dalla mattina presto di Poon Hill sono 9 ore comprese le soste e 600 mt di dislivello. E’ la notte piu’ fredda di tutte in uno dei posti meno accoglienti del tragitto: a farci compagnia anche i topi che corrono felici verso la cucuna. Quando ci svegliamo al mattino siamo tutti un po’ stravolti, vogliamo andarcene il prima possibile.
Da qui inizia la discesa
Ci mettiamo in cammino da dove inizia una lunga e bellissima discesa in mezzo alla magia verde della foresta nepalese, tra rododendri, ruscelli, muschio. Arriviamo a Ghandruk (1940 mt) per il pranzo, un villaggio Gurung una delle tante etnie (ce ne sono 76) che popolano le montagne del Nepal.
Da questo grazioso villaggio pulito e ordinato, di case di pietra e ardesia, (mangiamo alla Satkar guest house ottima, forse perche’ dopo Tarapani tutto assume un sapore migliore) vediamo la nostra meta giornaliera: praticamente dall’altra parte della montagna ovvero dobbiamo scendere fino al fiume e risalire. Aiuto, per quanto si possa immaginare la difficolta’ non e’ pensabile quanto possa essere duro. Inizia cosi’ una discesa infernale di 350 metri tutti a gradini, la neve non c’e’ piu’ anzi scendendo comincia a fare caldo. Gli abiti da montagna gli abbiamo abbandonati da ieri e non li rivedremo piu’.
Per la strada ci fanno compagnia le persone locali abituate ai turisti, anzi c’e’ chi non perde occasione per chiedere qualche rupia e farsi fotografare.
Abbiamo incontrato la donna albero che con le foglie infilate non si capisce bene dove sale le lunghe scalinate senza fare una piega. Ma anche portare legna non e’ molto facile, mentre lamaggior parte delle attivita’ si snodano lungo queste scalinate per noi impossibili da immaginare.
Scendere fino al fiume e’ il primo passo per affrontare la salita: quando si presenta davanti a noi sembra infinita, sul tragitto ci taglia la strada un montone che teniamo a distanza. Per l’ultima salita bisogna stringere i denti: quando arriviamo a Landruk (1565 mt) in cima alla scalinata c’e’ un gruppo di turisti francesi che ci danno il benvenuto vedendo le nostre facce stravolte non molto diverse dalle loro.
Facendo il conto della giornata i numeri parlano da soli: in 4,5 ore abbiamo fatto un dislivello di 1600 metri.
La mattina successiva ci svegliamo con questo spettacolo: ormai sono gli ultimi giorni e le montagne saranno un lontano ricordo. Siamo ormai all’ultimo giorno di trekking: il paesaggio e’ completamente cambiato , passando da quello alpino, alla foresta tropicale fino ai tradizionali altipiani terrazzati e coltivati a riso e miglio.
Ghandruk e’ dall’altra parte della collina sembra lontanissima e impossibile da raggiungere. Vediamo da lontano il percorso per l’Annapurna sanctuary che abbiamo dovuto abbandonare per le valanghe. Da Landruk partiamo alla mattina salutando i nostri amici Gurung .
Il nostro allenamento ormai e’ al massimo (per quanto durera’ non si sa) e il tragitto che ci portera’ a Dhampus (1360 mt) e’ riposante e bellissimo i colori sono nitidi, il verde dei campi e l’azzurro del cielo fanno da sfondo ai colori degli abiti delle donne e ai banchetti che vendono colorate pashmine e coperte di lana di yak. Passiamo da Deulari (2100 mt) da dove si staglia con tutta la sua imponenza l’Annapurna range e per la prima volta si scorge la cima dell’Annapurna First, la piu’ alta del massiccio con i suoi 8.091 metri, infine Pothana (1890 mt ).
Quando arriviamo a Dhampus e’ quasi il tramonto: ci accolgono fresche birre Everest e aspettiamo il tramonto con una certezza in piu’ che queste immagini le rivedremo ancora.
Quando conta la guida in un trekking sull’Himalaya
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